Per me l’importante è che ognuno si impegni per il bene comune così da poter tagliare i traguardi degli obiettivi insieme.
Drini Qordja
Correndo col fiatone verso la stazione per arrivare in orario e non perdere quella maledetta coincidenza, non può non capitare di notare uno dei chioschi sul lato della strada. Certo, con la coda dell’occhio si intravede qualcosa, arriva il profumo delle classiche pietanze da Imbiss, ma chi ci lavora? Chi è che sta lì, fermo a lavorare, mentre tutti gli altri corrono o attraversano velocemente le strisce pedonali che portano alla stazione?
È così, sì è di corsa, si deve lavorare, si deve studiare, ma se in un momento di calma ci si volta e si osserva più attentamente, tra quei chioschi sulla strada, si può trovare, ad esempio, Drini. Arrivato dall’Albania, Drini, è pronto per farti rifocillare lungo quello stesso marciapiede dove ogni giorno cerchi di non inciampare correndo per non perdere il treno.
Apprezzo il tempo passato con le persone, il dialogo e il confronto che posso avere con la mia clientela.
Drini Qordja
L’arrivo
“I documenti sono essenziali, ma senza lavoro non valgono niente. Sono due cose legate che ho cercato di sfruttare insieme facendone un corpo unico. Ho lavorato prima con altri gestori sempre in locali stile imbiss, ma, cinque anni fa, io e mia moglie Irena abbiamo deciso di provare a metterci in proprio. Il lavoro al chiosco può essere difficile viste le tante ore quotidiane e, a volte, a causa di alcune situazioni spiacevoli dovute al posto in cui ci troviamo. Prima di noi, nello stesso chiosco, c’era già un imbiss che cambiava spesso gestione a causa dell’ordine pubblico. Non riuscivano ad andare avanti più di qualche mese ognuno. Io, però, venendo da un Paese con problematiche importanti ho deciso di iniziare lo stesso e non ho avuto paura.”
La “terapia” al banco
“Apprezzo il tempo passato con le persone, il dialogo e il confronto che posso avere con la mia clientela. Mi fa piacere incontrare le persone e mi considero un po’ come lo psichiatra del cliente, perché, quando qualcuno arriva al bancone, è spesso appena uscito dal suo lavoro d’ufficio e ha piacere di confrontarsi e sfogarsi con me. Amo davvero questa parte della mia professione e ritengo che far sentire bene il cliente, costruire un feeling con chi si ferma a mangiare, sia un valore aggiunto ed essenziale per rendere l’esperienza culinaria, anche se veloce e seduti al chiosco, la migliore possibile.”
I valori
“Non ho mai rifiutato un impiego, in nessuna ditta, tedesca o italiana che fosse. Non ho paura di lavorare, neanche quando sto male, cerco sempre di andare avanti e di combattere senza medicine. Non credo che facciano male, ma mi ricorda ciò che il nonno mi diceva: “Combatti sempre finché puoi, senza le medicine, sii forte anche quando stai male, cerca sempre di pensare positivo e vai avanti.” Alcune cose le ho imparate da lui e me le porto dentro, sono un tesoro e mi hanno aiutato ad andare avanti nella vita.”
La passione
“Ho sempre apprezzato la professione nell’ambito della ristorazione. Già dall’inizio, imparando, ho capito che per me era più che un lavoro. Lo sentivo, lo amavo; mi è piaciuto da sempre e non lo faccio solo per il guadagno. Ho un buon rapporto con la cucina, anche se a casa se ne occupa mia moglie.”
Imbiss
“In Albania ci sono piatti tradizionali, la cucina ha tanti tipi di carne. Nonostante ciò, all’Imbiss, mi sono basato sulle pietanze tradizionali dell’Alto Adige e dell’Italia. Non ho voluto rompere la catena della cucina locale, perché i clienti – altoatesini e turisti – si aspettano piatti tipici.”
L’ingrediente segreto
“Ci sono molte difficoltà nella zona in cui lavoro, ma tra le varie cose che mi spingono ad affrontarle ci sono i complimenti della clientela rispetto a ciò che preparo. Da quando ho aperto, non ho mai sentito lamentele sulle pietanze. Non punto mai sul prezzo, ma sulla qualità: il prezzo lo tengo il più basso possibile, e lo aumento col contagocce solo se è necessario per aumentare la qualità.”