Di cosa ti occupi?

Arrivato in Italia nel 2009, ho iniziato a lavorare come barista e cameriere all’Hotel Sheraton nel 2012. Tre anni dopo ho iniziato a fare banqueting diventando in seguito supervisore e infine manager di eventi. Prima dell’attuale pandemia da Covid avevo un progetto: volevo aprire una mia attività di catering. Con il lavoro mi sono fatto conoscere, ma il Covid mi ha messo i freni.

Nel tuo lavoro sei in contatto con i clienti in prima persona?

Sì, lavoro a contatto diretto con le persone e cerco di esaudire le loro richieste per quanto è possibile. Lavorando a contatto diretto con il cliente, ho mitigato molto il mio carattere, mettendo al primo posto l’empatia.

A volte basta davvero poco per rendere contente le persone, mostrare loro che si è disposti ad ascoltare le loro necessità e farsi in quattro per loro. Amo molto il lato umano del mio lavoro

Dettaglio che mostra un oggetto significativo della storia di Noman Muhammad

È importante fissarsi degli obiettivi da portare a termine entro la fine dell’anno.

Noman Muhammad

Quali sono i tuoi obiettivi in Consulta?

Da tre anni faccio parte della Consulta migranti di Bolzano: voglio dare una mano agli altri. Vorrei contribuire a far crescere le persone che come me vengono da altri paesi e farle rimanere qua. Non ha senso essere metà qua e metà là, devono vedere le opportunità che ci sono qui. Dobbiamo puntare a stare qua anche per il futuro nostro e dei nostri figli. Stare troppo legati al passato non è il massimo. Se parti una volta, poi è faticoso tornare indietro, devi avere un obiettivo a lungo termine. Alle prossime elezioni penso di candidarmi in politica locale.

Cosa fate in Consulta?

Al momento non abbiamo grossi progetti, però in passato abbiamo fatto delle raccolte per aiutare le persone in difficoltà, abbiamo chiamato il consolato dal Pakistan e l’ufficio competente di Bolzano per capire come risolvere alcune problematiche dei miei connazionali. Ormai siamo qua, dobbiamo risolvere le problematiche.

Qual è un ricordo che ti mette felicità?

La scuola! Sai, ogni mattina suonava la sveglia, poi andavo in moschea, tornavo a casa, mi cambiavo, guardavo un po’ di tv e mi veniva a prendere il pulmino per andare a scuola. Diventando più grande, ho iniziato ad andarci con la bici. Io andavo a scuola in bici con il mio amico, poi tornavamo assieme, a scuola si condivideva il pranzo. Nel weekend cercavamo di ritrovarci. Anche dopo la scuola cercavamo di vederci e giocare. La mia Gujrat… Bel posto, tanti ricordi. La prima volta sono tornato dopo sette anni.

Noman M. mentre sceglie la carta che riporta alcuni indizi utili a Valentina Gentili per la preparazione del cocktail

“ce la faccio a fare tutto”: è il mio motto, mi dà la forza.

Noman Muhammad

Quali lingue parli?

Italiano, inglese, urdu, punjabi, un po’ di tedesco. L’urdu è più elegante. Anche un po’ spagnolo. Lo spagnolo è una lingua calda, ti mette allegria. Non parlando con nessuno lo perdo un po’. Inglese lo studiavo a scuola, italiano tra amici e colleghi.

Qual è la parola che ti piace di più in tutte le lingue che conosci?

Nelle lingue urdu e punjabi: abu, papà e ami, mamma. In inglese all is well. In spagnolo… hola chica! E in italiano… io ce la faccio a fare tutto, non è una parola, però è un po’ il mio motto, mi dà la forza.

Un consiglio che daresti a te di dieci anni fa?

Di finire la scuola che non ho mai finito, degli sbagli te ne rendi conto dopo. Voglio dire agli altri che ogni anno devono avere un obiettivo e di raggiungerlo a tutti i costi entro la fine dell’anno.

Noman Muhammad fotografato da Valentina Gentili

La mia Gujrat… Bel posto, tanti ricordi. La prima volta sono tornato dopo sette anni.

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Valentina Gentili

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Valentina Gentili
Biografia
Valentina Gentili è una fotografa e designer emergente. Diplomata in Grafica al Liceo Artistico Pascoli di Bolzano, oggi frequenta il corso di Design e Arti presso la Libera Università di Bolzano. Collabora con PianoB - Social Design e con il Gruppo Volontarius dove si occupa di fotografia in ambito sociale. Parallelamente lavora come barista. Valentina partecipa a questo progetto con la forte volontà di scoprire e raccontare nuove storie di vita. Questo progetto è per lei un’occasione per unire la sua passione per la fotografia con le capacità acquisite grazie al lavoro nei locali e nei pub.
Due chiacchiere al bar
Il progetto di Valentina si sviluppa partendo da due quesiti: “Come posso interagire con una persona che non conosco? Quale può essere un punto di incontro tra me e questa persona?” Negli ultimi anni Valentina ha sviluppato la passione per la fotografia a pari passo con il suo lavoro da barista. Questo progetto è stato per lei un’opportunità per riscoprire questo suo lavoro e valorizzarlo in chiave creativa. Quello della barista è un impiego che mette in costante contatto con la persona che sta dall’altra parte del bancone, e che dà l’occasione di scoprire e osservare le peculiarità che distinguono le persone. Questo mestiere le ha dato inoltre la possibilità di sviluppare le proprie capacità e competenze di dialogo ed interazione. Valentina ha scelto così di accogliere gli intervistati del progetto “Un’impronta del mondo in Alto Adige” offrendo loro un cocktail di sua invenzione. Ogni persona ha potuto scegliere uno specifico cocktail, il quale corrispondeva ad un “profilo caratteriale”. Da qui la possibilità di aprire un dialogo attraverso quella che può assomigliare ad una chiacchierata informale tra cliente e barista.
Dello stesso progetto, vedi anche: