Io sono arrivata qui dalla Romania per amore. Ho conosciuto l’Italia in una visita ufficiale perché ero consigliera comunale di Bucarest e la prima visita ufficiale è stata in Italia.

Il mio lavoro adesso è l’agente immobiliare. Non sembra ma per la mia professione devo avere anche la sensibilità di riuscire ad ascoltare perché incontro persone nei più svariati momenti della vita. Sicuramente il mio bagaglio culturale, la mia provenienza come il mio percorso hanno contribuito a costruire quell’empatia che serve per potersi rapportare con tutti senza giudicare.

Succede soprattutto verso Pasqua. Le donne del mio paese si raggruppano, svuotano le uova e dipingono i gusci usando strumenti molto sottili. A Pasqua le donano insieme alle uova sode, di solito rosse perché, così si racconta, quando Gesù fu crocefisso caddero delle gocce di sangue sulle uova di una signora che si trovava sotto la croce. Un simbolo di vita e rinascita.

Se penso alla mia infanzia mi viene in mente un oggetto che ha 200 anni. Pazzesco, vero? Fa parte di un costume tradizionale rumeno cucito a mano. Dopotutto, la macchina da cucito ancora non esisteva. Erano dei vestiti tessuti dalle donne per le future spose. Questo era di mia nonna. La immagino indossarlo, anche se non c’è più. Per questo penso alla mia infanzia, anche se c’è dentro la storia della mia famiglia e di tutta la Romania.

Legarsi agli oggetti non è una cosa da me. La prima cosa che mi viene in mente per quanto riguarda la mia vita di tutti i giorni, quindi, è il mio telefonino. Per via del lavoro: un sessanta per cento al computer, il resto telefonando al cellulare o incontrando persone. Sono un’agente immobiliare, anche se di professione sono ingegnera.

Il mio lavoro però non è solo leggi e teoria: è anche pratica. Con questo, per esempio, misuro le planimetrie. Ti immagini che guai, altrimenti?

Business Professional Women. È questo il significato della spilla. Federazione Italiana Donne Arte Professione e Affari: sosteniamo le donne, facendo rete sociale. Da poco sono la presidente della sezione di Bolzano, è un grandissimo onore. Vorrei che questa spilla e ciò che rappresenta siano il futuro. Nessuno può crescere e migliorare da solo. C’è bisogno di incontrare altre persone, di conoscerle e capirle. L’ho imparato vivendo in tanti paesi diversi ma anche grazie al lavoro che faccio. Una persona che cerca una casa dice tanto di sé. Gli esseri umani sono complessi e pieni di sfumature. Se riesci a contribuire alla gioia di qualcuno, questo ti ripagherà.

Cosa racconta un lucchetto? A Bucarest ero una consigliera comunale. È così che ho conosciuto l’Italia e il mio futuro marito: una visita ufficiale. Abbiamo scattato anche una foto. L’ha proposta questa signora qui, era l’unica donna ed era sorpresa che da noi ce ne fossero invece così tante. A ogni modo, mi sono sentita subito a casa. E chi l’avrebbe mai detto che lo sarebbe diventata davvero. Il lucchetto è l’inizio del viaggio. Chiudi la tua vita precedente da qualche parte e vai e quando arrivi apri un altro lucchetto e comincia una nuova storia. 

Come dicevo sono un’ingegnera che fa l’agente immobiliare. E se non conosci le leggi mica puoi farlo bene il tuo mestiere. Perciò: eccoti un codice civile!

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Samira Mosca

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Biografia
Samira Mosca, nasce a Bolzano nel 1995, lavora nel campo della comunicazione visiva con fotografia, video e grafica. Si laurea in fotografia nel 2017 alla LABA di Brescia e durante l’Erasmus in Lituania sviluppa un particolare interesse per l'arte contemporanea multimediale che porta avanti tuttora anche nel campo della curatela. Per Samira la fotografia e l'arte sono un modo di parlare senza parole, di esplorare e approfondire mondi nuovi, ciò che vive e che per lei merita attenzione. L’arte è un segno della nostra identità, delle nostre esperienze e di ciò che ci circonda. Proprio per questo motivo Samira partecipa a “Un’impronta del mondo in Alto Adige”, un progetto che le dà la possibilità di entrare in contatto e approfondire la conoscenza, anche a livello emotivo, con quelle persone che spesso vediamo solo all’interno di statistiche e distanti. Samira ritiene che la ricchezza di questo progetto sia proprio quella di entrare nella vita delle persone con background migratorio e così facendo conoscerle meglio nella loro dimensione lavorativa ma anche quotidiana e personale.
Vite tra le mani
Con le sue fotografie Samira Mosca vuole immergersi in diverse realtà di successo lavorativo ed integrazione tramite un approccio personale di scambio e conoscenza della persona e della sua storia. Come portatore di un grande bagaglio di esperienze che lo costituisce e ne determina l’agire, ad ognuno degli intervistati sono state poste una serie di domande alle quali hanno risposto scegliendo degli oggetti. Ad ogni oggetto è legato un ricordo, un pensiero, una storia e ad ogni oggetto è stata scattata una fotografia che va a costituire un mosaico, un corredo emozionale volto a descrivere la persona nel suo passato, presente e futuro. Una narrazione spontanea e si potrebbe dire sensoriale che tenta di cogliere frammenti di un essere umano complesso andando oltre i meri risultati o le apparenze. Il progetto diventa così una narrazione di un gruppo di individui che il lettore potrà conoscere non tanto tramite fatti, risultati e freddi numeri ma attraverso un riemergere di situazioni, sensazioni e contatto con il mondo e se stessi.
Dello stesso progetto, vedi anche: