Sono nato in Romania, mi chiamo Marius e ho fatto in Romania anche gli studi di teologia greco cattolica, cattolica ma di rito bizantino.

Sono arrivato in Italia nel 2003 per raggiungere mia moglie che già lavorava qui a Bolzano. Dal 2008 fino ad oggi ogni domenica tengo la messa per i cattolici di rito orientale, sempre alle 10:00. Quando arrivo, la domenica mattina, la prima cosa che faccio è vestirmi e poi inizio a fare tutto quello che si deve per le celebrazioni. La cerimonia è complessa ed è importante rispettare ogni dettaglio.

Pane senza lievito: lo offriamo alla Madonna, agli angeli, ai vivi, ai morti, alle autorità. Un pezzo di pane va al vescovo che ti ha consacrato e un altro per il vescovo del posto. Il calice serve a questo. Tra gli oggetti c’è anche la stella che ha condotto i Magi dal Bambino Gesù, e qui c’è anche un arco e un coltello come quello che ha ferito Gesù nel costato.

Quando senti il suono di questi martelli sul legno è l’inizio della messa. Di domenica, quando il sacrestano vede il sacerdote nel cortile della chiesa inizia a colpire il legno con questi martelli, e così i fedeli iniziano ad arrivare come seguendo i rintocchi di una campana, poi il sacrestano accende una candela che rappresenta la luce di Cristo, il sacerdote la alza e inizia la preghiera. Una cosa particolare, ma qui non si fa. Perciò mi ricorda il mio paese.

La mia comunità, simboleggiata dalle bandiere che la rappresentano.

Prima di ogni paramento sacro il vescovo chiede al popolo se quella persona è degna di ricevere il sacerdozio. Se il popolo risponde di sì, il vescovo lo prende, lo bacia e lo appoggia. E così per tutti i paramenti sacri. La Chiesa cattolica ha 27 riti e uno di questi è quello greco-cattolico. Questo rito si svolge in Romania e in Ucraina. Il colore blu è per la Madonna, il rosso per i martiri o l’avvento, il giallo e il verde per i giorni, il bianco per le grandi feste, il nero per i funerali. Ogni colore si riferisce a qualcosa. La prima emozione che ho avuto è stata quando sono diventato sacerdote.

Ecco, alcune foto dei vestiti tradizionali. Con questo oggetto in legno si tiene la legna secca, qui vedi la famiglia e i figli e altre chiese (il Vaticano ha permesso il matrimonio per i sacerdoti del rito greco-cattolico), e questa miniatura di chiesa in legno, infine, che si usa come tabernacolo.

Samira Mosca

Über den Künstler:
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Samira Mosca
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Samira Mosca
Biographie
Samira Mosca, 1995 in Bozen geboren, arbeitet im Bereich der visuellen Kommunikation mit Fotografie, Video und Grafik. Sie schloss 2017 ihr Studium der Fotografie an der LABA in Brescia ab und entwickelte während ihres Erasmus-Aufenthaltes in Litauen ein besonderes Interesse an zeitgenössischer Multimedia-Kunst, das sie auch im Bereich des Kuratierens weiterverfolgt. Für Samira sind Fotografie und Kunst eine Möglichkeit, ohne Worte zu sprechen, neue Welten zu erkunden und in das einzutauchen, was sie erlebt und was Aufmerksamkeit verdient. Kunst ist ein Zeichen für unsere Identität, unsere Erfahrungen und unsere Umgebung. Genau aus diesem Grund nimmt Samira an „Ein Abdruck der Welt in Südtirol“ teil, einem Projekt, das ihr die Möglichkeit gibt, mit den Menschen, die wir oft nur in Statistiken und in der Ferne sehen, in Kontakt zu kommen und ihr Wissen zu vertiefen, auch auf emotionaler Ebene. Samira glaubt, dass der Reichtum dieses Projekts gerade darin besteht, in das Leben von Menschen mit Migrationshintergrund einzutreten und sie so in ihrer beruflichen, aber auch alltäglichen und persönlichen Dimension besser kennenzulernen.
Leben in den Händen
Mit ihren Fotografien möchte Samira Mosca in verschiedene Realitäten erfolgreicher Arbeit und Integration eintauchen. Und zwar durch ein persönliches Austauschkonzept sowie durch die Kenntnis der Person und ihrer Geschichte. Jeden der Befragten, als Träger eines großen Erfahrungsschatzes, der ihr Handeln ausmacht und bestimmt, wurden Fragen gestellt, auf die sie mit der Auswahl von Gegenständen antworteten. Jedes Objekt ist mit einer Erinnerung, einem Gedanken, einer Geschichte verbunden. Jedes Objekt wurde fotografiert, um ein Mosaik zu bilden, ein emotionales Kit, das die Person in ihrer Vergangenheit, Gegenwart und Zukunft beschreibt. Eine spontane, fast sinnliche Erzählung, die versucht, Fragmente eines komplexen menschlichen Wesens zu erfassen, indem sie über bloße Ergebnisse oder Erscheinungen hinausgeht. Das Projekt verwandelt sich in eine Erzählung über eine heterogene Gruppe, die der Leser nicht so sehr durch Fakten, Ergebnisse und kalte Zahlen kennenlernen kann, sondern durch ein Wiederauftauchen von Situationen, Gefühlen und durch den Kontakt mit der Welt und sich selbst.
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